SOPHIE AUSTER / NEXT TIME
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"In qualche modo ho sempre avvertito il peso della mia famiglia, ma era una pressione che facevo a me stessa; i miei genitori non mi hanno mai spinta verso l’arte ma mi hanno sempre spronata perché seguissi la mia strada, qualunque fosse", racconta Sophie Auster. Figlia della poetessa di fama internazionale Siri Hustvedt e di Paul Auster - uno degli scrittori più importanti nella letteratura contemporanea americana, ma anche poeta, sceneggiatore, regista e produttore (sue importanti opere cinematografiche come "Smoke", "Blue in the Face" e "Lulu on the Bridge") - Sophie presenta al Bravo il suo terzo album "Next Time" - prodotto da Tore Johansson, già al lavoro, tra gli altri, con New Order, Franz Ferdinand e The Cardigans -  dove ritrae se stessa, i suoi trent’anni, i suoi rimpianti e un passato da ‘ragazza copertina’ di cui i giornali scandalistici statunitensi andavano ghiotti. Voce sensuale da chanteuse, chitarre anni ’60 e fiati che ricordano le ambientazioni messicane del cinema di Tarantino. Il primo singolo dell'album, "Mexico", è stato scelto da John Turturro per il suo ultimo film "Going places".



D’altronde il rapporto con il cinema di Sophie parte da lontano, quando ad appena 11 anni recita nel film diretto dal padre, Lulu on the Bridge: «Credo che esista un forte legame tra la recitazione e la performance da musicista: il tuo corpo diventa uno strumento, i tuoi muscoli esprimono un messaggio davanti a un pubblico, ma allo stesso tempo c’è una differenza abissale tra le due professioni».
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